OpenAI ha lanciato ufficialmente l’AI Academy, una piattaforma formativa gratuita pensata per chi desidera portare l’intelligenza artificiale dalla teoria alla pratica. I contenuti sono progettati per un utilizzo operativo e includono automazioni, agenti AI, pipeline con GraphRAG, Q&A su documenti e integrazioni reali con diversi modelli. Tra i punti forti dell’Academy si segnalano sessioni di live coding, approfondimenti su prompt engineering, fine-tuning, RAG, multimodalità, esempi di codice commentato per API, automazioni e gestione dati. I percorsi sono ideali sia per principianti sia per chi possiede un’esperienza intermedia. L’iniziativa si inserisce nel contesto dell’emergere del ruolo di AI Engineer, professionista specializzato nell’integrazione e personalizzazione dei modelli linguistici di grandi dimensioni (LLM) come GPT, Claude o LLaMA, piuttosto che nel loro sviluppo ex novo. Questo ruolo si colloca in un contesto in cui i cosiddetti Foundation Models vengono forniti come servizio dalle grandi aziende e resi accessibili tramite API o strumenti open-source, aprendo a una democratizzazione dell’IA applicata. L’AI Engineer si distingue per la capacità di adattare modelli preesistenti a esigenze specifiche, ottimizzandoli con tecniche come il Reinforcement Fine-Tuning o attraverso pipeline customizzate di prompt engineering e retrieval augmented generation. Il recente articolo pubblicato su Latent Space, ripreso anche da Alessio Pomaro su LinkedIn, sottolinea come le aziende abbiano bisogno crescente di figure intermedie capaci di orchestrare l’interazione tra modello, dati e utente finale, spesso con l’ausilio di strumenti visuali o canvas evoluti. Il boom dell’intelligenza artificiale ha quindi generato non solo nuovi strumenti, ma anche nuove professionalità, capaci di far da ponte tra ricerca e applicazione pratica, tra generalizzazione e contesto d’uso.